mercoledì 30 ottobre 2013

LASCIATE CHE LE DONNE INVECCHINO IN PACE


Ora che non ho più vent’anni, ho spesso sentito alcune mie amiche coetanee dire “stiamo diventando vecchie!”.
Vecchie noi? Perchè abbiamo trent’anni? Ma allora mia nonna che è nata nel 1928 che cosa è? Matusalemme? Forse si, ma a vederla, credetemi, non pare che se la passi così male. Si cresce, s’invecchia e si muore. C’est la vie! Sembra una banalità, ce lo insegnano già alle elementari quando studiamo il ciclo vitale della farfalla, ma a quanto pare non finiamo mai di stupirci. Le pubblicità e molti, sicuramente troppi, tra riviste e programmi televisivi, ci assillano ogni giorno ricordandoci che invecchieremo, e che dobbiamo combattere questa battaglia a suon di cremine, no fumo, no alcool, no sale, no sole e molto altro. Ci ritroviamo terrificati, impauriti dalla presa di coscienza della nostra decadenza. Anche io mi sono ritrovata ad analizzare il mio viso allarmandomi di quel segno o quell’altro segno. Sono una donna e pare che per questo debba sforzarmi di essere bella e giovane quanto più a lungo possibile. Ma perchè? E quanto questo è attuabile e, soprattutto, cosa comporta? Mi chiedo quanto sia giusto per la mia sanità psicofisica assillarmi perchè ormai non ho più vent’anni e cercare di rimediare ogni giorno a questo atroce ma così naturale fatto di invecchiare, crescere, di non essere più come nella foto della patente. Con questo non intendo dire che per onestà sia necessario abbandonarsi alla decadenza e neanche oso affermare che invecchiare sia bello. Ma è cosi, non vi è scelta, quindi credo sia salutare porre un limite alla nostra ricerca di giovinezza per non diventare schiavi di una cosa talmente effimera come ‘la battaglia contro le rughe’. E poi chi ha deciso che non sarò più bella? Forse non lo sarò come vogliono gli altri. Ma è questo che voglio, essere apprezzata sulla base della mia aderenza ad uno standard di desiderabilità estetica? E per cosa? Luogo comune è che le donne invecchiando perdano fascino, e che invece gli uomini ne acquistino. Se un capello brizzolato su un uomo può apparire un segnale confortante di saggezza, su una donna non è altro che qualcosa da nascondere. L’anno scorso vi fu scalpore in Gran Bretagna, quando la storica e professoressa a Cambridge Mary Beard, presentatrice del programma Noi e i Romani, fu accusata dal critico del Sunday Times A. A. Gilles di essere “too ugly” e con i capelli troppo trasandati (Beard ha una cascata di capelli grigi) per apparire in televisione. Il critico ricevette una tagliente e articolata risposta della professoressa (un accenno: “forse il signor Gill non sopporta le donne intelligenti”). Si sarebbe detto lo stesso di un uomo brizzolato, non fresco di barbiere, professore a Cambridge? Non credo. E perché Mary Beard dovrebbe conformarsi con questa idea di avvenenza? È forse una modella, vive del suo aspetto fisico? O forse è quello che sa, che esprime, che comunica la parte più interessante? Penso a Louise Bourgeois, a Toni Morrison, a Rita Levi Montalcini, a Vanessa Redgrave, penso anche a mia madre, a mia nonna, penso a tutte le donne che emanano vita, e che non sembrano passare le ore a rimpiangere la bellezza liscia e levigata che fu. Le vedo affascinanti nella loro naturalezza d’essere. Penso a loro, e ogni qual volta mi preoccupo per quella nuova ruga che appare, penso che forse, dovrei pensare ad altro, e preoccuparmi d’altro. Che la mia paura di invecchiare sia una pigrizia, una scappatoia legata a una più segreta paura di esistere? Esistere completamente, qui e ora, senza ansia. Mi dico che è forse la mia, la nostra ora di crescere e di smetterla che gli altri decidano per noi quello di cui dovremmo avere paura, o quello di cui dovremmo preoccuparci quotidianamente. Ho mille altre cose a cui pensare e di cui preoccuparmi, e se proprio voglio avere paura, voglio avere paura di qualcosa di più grande e imponente che di un solco cutaneo sulla mia pelle. Come rispose Bourgeois a Francesco Bonami “Ma lei di cosa ha paura?” E lei rispose “Di tutto”. E dentro quel tutto c’era lei, quella magnifica donna di novanta anni con quel viso fantastico, pauroso di tutto, ma così coraggioso, così rugoso, cosi vivo e che sembrava gridare a tutti “Fottetevi!”.

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