sabato 25 ottobre 2014

FIACCOLATA CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE 24.10.2014


Le persone intervenute in Piazza Marcella Casagrande, a Bolzano. Molte le autorià, moltissime le persone comuni, che hanno voluto testimoniare contro la Violenza Contro le donne









 
Mentre a Bolzano ci si riuniva contro ogni tutte le violenze di genere, una Donna viene condannata a morte in Iran con l'accusa di essersi difesa da uno stupro. La donna,  ReyhanehJabbari, la ragazza iraniana che uccise l'uomo che la stava violentando, è stata appena impiccata. Inutili gli appelli di tutti noi, della comunità internazionale. Un altro atto orribile, contro l'umanità e contro le donne. Un'altra vergogna. Un'altra tacca sulla lunga lista di ingiustizie e violenze contro le donne. Il lavoro è ancora tanto, ma non ci perdiamo d'animo.   







25.10.2014
Fiaccole accese per difendere tutte le donne
Grande partecipazione, ieri pomeriggio, alla fiaccolata per dire no alla violenza sulle donne. In prima fila Maurizia e Luciano Casagrande, i genitori di Marcella, uccisa nel 1985, a soli 15 anni, dalla furia omicida del mostro di Bolzano, Marco Bergamo. 


«Marcella sempre con noi»
Fiaccolata contro la violenza alle donne. Oltre 100 persone in piazza
BOLZANO Un centinaio di persone con le fiaccole accese, strette tra le mani, per dire no alla violenza sulle donne. In prima fila loro, Maurizia e Luciano Casagrande, i genitori di Marcella, uccisa nel 1985, a soli 15 anni, dalla furia omicida del mostro di Bolzano, Marco Bergamo. Sono stati davvero tanti, ieri pomeriggio, i cittadini che hanno voluto partecipare alla fiaccolata organizzata dal quartiere Europa-Novacella, in collaborazione con Anemos: il percorso, che ha toccato via Palermo, via Milano, via Torino e via Dalmazia, è partito proprio dalla piazza dedicata a Marcella Casagrande, vittima del killer che nelle scorse settimane ha chiesto che gli venga riconosciuto il diritto di accedere al rito abbreviato, per ottenere una riduzione della pena. «Una richiesta incredibile — dichiara Maurizia, la madre di Marcella — Posso solo pensare che, avendo un nuovo avvocato, sia un modo per farsi pubblicità. La mia fede nella giustizia mi fa credere che un ricorso simile venga dichirato inammissibile: penso che quattro ergastoli più trent’anni siano una pena su cui non c’è da discutere». Nella richiesta di revisione del processo, Bergamo ha dichiarato di essere innocente per tre dei cinque delitti di cui è accusato: l’ammissione per i reati sarebbe avvenuta solo per «megalomania». «Una teoria così assurda e ridicola che non merita neppure di essere commentata — prosegue la madre di Marcella — Dimostra solo che in 27 anni di carcere non ha avuto un briciolo di pentimento riguardo quello che ha fatto». Poi, il pensiero viene rivolto alla sua Marcella: il sindaco Spagnolli, dal palco, ricorda che oggi la ragazza sarebbe una donna di 44 anni, forse mamma. «Io sono la mamma di una eterna bambina — sorride la signora Maurizia — Forse oggi sarei una felicissima nonna, ma allo stato delle cose, rimarrà sempre la nostra piccola Marcella». Tra i tanti cittadini che hanno voluto prendere parte alla fiaccolata, anche molti rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle associazioni cittadine: hanno aderito con materiale informativo Gea, Aied, Casa alloggi protetti del Kfs, il distretto sanitario Europa-Novacella, la biblioteca civica. «Abbiamo organizzato spesso questa manifestazione — spiega il presidente del quartiere, Carlo Visigalli — ma stavolta siamo stati piacevolmente sorpresi dall’alto numero di partecipanti». 
Ilaria Graziosi

I GENITORI DI MARCELLA: NON PERDONIAMO

di Francesca Gonzato wBOLZANO Nel nome di Marcella Casagrande e di tutte le donne uccise o vittime di violenza. Trecento persone si sono incontrate ieri pomeriggio in piazza Marcella Casagrande, a pochi passi dalla casa in cui viveva la giovane vittima di Marco Bergamo. Lì il quartiere Europa-Novacella ha organizzato con diverse associazioni una fiaccolata contro la violenza sulle donne, che dalla piazza ha attraversato il quartiere. Il corteo silenzioso è stato aperto dai genitori di Marcella, Maurizia Mazzotta e Luciano Casagrande. Marco Bergamo ha chiesto la revisione del processo. Attraverso il rito abbreviato il serial killer spera di ottenere uno sconto di pena, che gli permetta di uscire dal carcere, di liberarsi dalle quattro condanne all’ergastolo più trent’anni che gli sono state inflitte per l’uccisione di Marcella Casagrande, Renate Rauch, Marika Zorzi, Annamaria Cipolletti e Renate Troger. A 48 anni Bergamo ha scontato 27 anni di carcere. «Siamo qui anche per questo», ha sottolineato Carlo Visigalli, presidente della circoscrizione, alludendo alla nuova strategia processuale di Marco Bergamo, che vedrà una udienza in Assise il 18 novembre. I genitori di Marcella Casagrande sono provati. «Bergamo non può uscire, non deve uscire», dice pacatamente Luciano Casagrande, «il processo ha dimostrato che provava piacere nella violenza che scatenava sulle donne. È importante essere qui oggi, è un segnale di tante persone che hanno conosciuto noi e Marcella». Bergamo non ha mai cercato il perdono dei genitori di Marcella. «Non ha mai avuto il coraggio di farlo», racconta Maurizia Mazzotta, «molti anni fa solo la madre aveva cercato di avvicinarsi a me, attraverso un sacerdote, ma non ho voluto. Marco Bergamo non è pentito. Chiede un nuovo processo, significa che il carcere non gli ha insegnato nulla». La fiaccolata ha riunito gli amici dei genitori di Marcella Casagrande, abitanti del quartiere, persone la cui vita è stata influenzata da quella violenza, come è successo al sostituto procuratore Donatella Marchesini, coordinatrice in Procura del nucleo «fasce deboli». Marchesini ha sfilato vicino ai genitori di Marcella, poi è salita sul palco: «Questo è il mio quartiere, qui sono cresciuta. Non sono mai passata da questi luoghi senza pensare alla tragedia di Marcella. È stata la prima volta che la violenza mi ha toccato da vicino e questo ha segnato il mio percorso professionale». Dal magistrato un appello: chi vive violenza, chi assiste a violenza, chi ha un sospetto, parli senza timore: «Abbiamo salvato tanti bambini così». Un appello alle donne vittime di violenza domestica: «Fatevi rispettare, non subite. La violenza genera violenza. Le vostre figlie penseranno che le donne devono subire, i figli imiteranno i padri». Parole delicate dal sindaco Spagnolli: «Marcella oggi avrebbe 44 anni. Magari sarebbe una madre, magari no. Magari sarebbe una donna realizzata, magari no. Ma Marcella non c’è, come tante altre donne uccise». Gabriella Kustatscher, presidente del centro anti violenza Gea, ricorda che in via del Ronco 21 c’è un luogo cui rivolgersi «per mettersi in salvo e avere una nuova possibilità». Negli stand in piazza le associazioni, i carabinieri e la polizia. Anche Giansante Tognarelli, dirigente della divisione Anticrimine si rivolge alle donne: «Chiedete aiuto». GUARDA LA FOTOGALLERY E IL VIDEO WWW.ALTOADIGE.IT


















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