Donne e uomini che affronteranno le prossime elezioni
politiche “quasi alla pari”, grazie al passaggio al Senato dell’Italicum che
segna un salto in avanti per la democrazia paritaria.
Il balzo in avanti nella democrazia paritaria italiana si
deve principalmente alla tenacia delle parlamentari che hanno fatto rete
trasversalmente e a tutti i parlamentari che hanno fatto la differenza,
mostrando al nostro Paese che il punto di vista delle donne in politica non è
solo un fatto di poltrone, ma di ricchezza data dalla
diversità.
Da sempre sosteniamo che donne e uomini devono insieme fare
dell’Italia un paese per donne e questa volta l’esempio, che arriva dalla politica, è un modello positivo.
Ringraziamo in particolar modo il Senatore Francesco Palermo , che
con la consueta
competenza e capacità di sintesi ci ha fatto un quadro chiaro di quali saranno i
principali cambiamenti che riguarderanno la rappresentanza politica della
società italiana, con l’approvazione dell’Italicum.
a)
in ciascuna lista i candidati sono presentati
in ordine alternato per sesso; i capolista dello stesso sesso non eccedono il
60 per cento del totale in ogni circoscrizione (art. 1 c. 1 lett b)
b)
l’elettore può esprimere fino a due
preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capolista
(art. 1 lett 1 c.)
c)
ogni elettore dispone di un voto per la
scelta della lista (…). Può esprimere uno o due voti di preferenza (…). In caso
di espressione della seconda preferenza, a pena di nullità della medesima
preferenza, l’elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al
primo (art. 2 c. 4)
d)
La lista è formata da un numero di candidati
pari almeno alla metà del numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale
e non superiore al numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale. A pena
di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di
ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura
superiore al 50 per cento, con arrotondamento all’unità superiore, e nella
successione interna delle liste nei collegi plurinominali i candidati sono
collocati in lista secondo un ordine alternato di genere. A pena di
inammissibilità della lista, nel numero complessivo dei candidati capolista nei
collegi di ciascuna circoscrizione non possono esservi più del 60 per cento di
candidati dello stesso sesso, con arrotondamento all’unità più prossima (art. 2
c. 10 lett. c)
e)
alla lista è allegato un elenco di quattro
candidati supplenti, due di sesso maschile e due di sesso femminile (art. 2 c.
10 lett. d)
Ora manca
un ultimo passaggio alla Camera dove si spera il testo rimanga intatto, così
com’è stato concepito, anche perché pur con il dovuto ottimismo, si può ancora
rilevare che nel testo attuale i
termini genere e sesso sono usati come sinonimi (con preferenza per sesso,
usando genere solo per questioni estetiche evitando troppe ripetizioni). O che
è stata abolita la disposizione ancora formalmente in vigore che consentiva di
prevedere ingressi separati per le donne nei seggi elettorali.
Sì, fare dell’Italia
un paese per donne non è cosa facile, ma è possibile.
Sì, fare
dell’Italia un paese per donne non è cosa facile, ma è possibile.
Donne e uomini che affronteranno le prossime elezioni
politiche “quasi alla pari”, grazie al passaggio al Senato dell’Italicum che
segna un salto in avanti per la democrazia paritaria.
Il balzo in avanti nella democrazia paritaria italiana si
deve principalmente alla tenacia delle parlamentari che hanno fatto rete
trasversalmente e a tutti i parlamentari che hanno fatto la differenza,
mostrando al nostro Paese che il punto di vista delle donne in politica non è
solo un fatto di poltrone, ma di ricchezza data dalla
diversità.
Da sempre sosteniamo che donne e uomini devono insieme fare
dell’Italia un paese per donne e questa volta l’esempio, che arriva dalla politica, è un modello positivo.
Ringraziamo in particolar modo il Senatore Francesco Palermo , che
con la consueta
competenza e capacità di sintesi ci ha fatto un quadro chiaro di quali saranno i
principali cambiamenti che riguarderanno la rappresentanza politica della
società italiana, con l’approvazione dell’Italicum.
a)
in ciascuna lista i candidati sono presentati
in ordine alternato per sesso; i capolista dello stesso sesso non eccedono il
60 per cento del totale in ogni circoscrizione (art. 1 c. 1 lett b)
b)
l’elettore può esprimere fino a due
preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capolista
(art. 1 lett 1 c.)
c)
ogni elettore dispone di un voto per la
scelta della lista (…). Può esprimere uno o due voti di preferenza (…). In caso
di espressione della seconda preferenza, a pena di nullità della medesima
preferenza, l’elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al
primo (art. 2 c. 4)
d)
La lista è formata da un numero di candidati
pari almeno alla metà del numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale
e non superiore al numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale. A pena
di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di
ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura
superiore al 50 per cento, con arrotondamento all’unità superiore, e nella
successione interna delle liste nei collegi plurinominali i candidati sono
collocati in lista secondo un ordine alternato di genere. A pena di
inammissibilità della lista, nel numero complessivo dei candidati capolista nei
collegi di ciascuna circoscrizione non possono esservi più del 60 per cento di
candidati dello stesso sesso, con arrotondamento all’unità più prossima (art. 2
c. 10 lett. c)
e)
alla lista è allegato un elenco di quattro
candidati supplenti, due di sesso maschile e due di sesso femminile (art. 2 c.
10 lett. d)
Ora manca
un ultimo passaggio alla Camera dove si spera il testo rimanga intatto, così
com’è stato concepito, anche perché pur con il dovuto ottimismo, si può ancora
rilevare che nel testo attuale i
termini genere e sesso sono usati come sinonimi (con preferenza per sesso,
usando genere solo per questioni estetiche evitando troppe ripetizioni). O che
è stata abolita la disposizione ancora formalmente in vigore che consentiva di
prevedere ingressi separati per le donne nei seggi elettorali.
Sì, fare dell’Italia
un paese per donne non è cosa facile, ma è possibile.
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