Quello del "sesso debole" è uno dei luoghi comuni ancora ben radicato nella nostra cultura.
Eppure le statistiche parlano da sole: mortalità neonatale, successo scolastico, speranza di vita, tasso di suicidi... Su tutti questi punti, i numeri sono più favorevoli alle donne.
Si contesterà che la forza fisica di un uomo è innegabilmente superiore a quella di una donna.
Innegabilmente, certo.
Eppure della forza, mi assicura il vocabolario Treccani, le donne ne dispongono a badilate. Prendiamo la resistenza al dolore: chi ha partorito in modo naturale lo sa (soprattutto in tempo di epidurali centellinate); ma basterebbe pensare a quanto ci fa sorridere quando i maschietti possano sentirsi afflitti da due linee di febbre che noi risolviamo con un' aspirina.
E che dire delle pulizie dopo una giornata lavorativa? (statisticamente, a causa del lavoro domestico, le donne lavorano in media un'ora e mezzo in più al giorno degli uomini)
Oppure le avversità che dobbiamo affrontare per inseguire la nostra realizzazione (mai sentito parlare di tetto di cristallo?).
A rigor di logica il termine "debolezza" ci appartiene ben poco. Eppure siamo ancora qui a doverlo ribadire: a ricordare agli altri (o a noi?) che tanto deboli non siamo.
Guardando la presentazione di A casa non si torna, il termine che salta in testa è forza, non certo debolezza.
E' un documentario sulle donne che fanno lavori considerati maschili (operatori ecologici, capo cantieri, elettricista) . Utilizzo il termine considerati di proposito: tutte le donne che si raccontano, infatti, svolgono le proprie mansioni nello stesso modo dei loro colleghi maschi.
E allora dov' è il problema?
Il problema sta nel fatto che tale lavoro, molto spesso, non viene riconosciuto: laddove per il genere maschile una certa mansione, prestazione, impegno, vengono dati per normali e giustamente riconosciuti con avanzamenti di carriera e retribuzioni adeguate, per le donne, quando arrivano, sono privilegi o conquiste raggiunti con fatica. E la forza d' animo che notoriamente ci contraddistingue.
A questo punto mi chiedo: sarà mica che ci poniamo nel modo sbagliato?
Sarà mica che anche noi, sotto sotto, siamo convinte che queste cose ce le dobbiamo conquistare invece di sentirle come un diritto? Sarà mica che con questa storia della forza d'animo delle donne, della resistenza al dolore che ci contraddistingue, finiamo per convincerci di dover soffrire per confutare questo luogo comune sulla nostra debolezza?
Il Fatto Quotidiano ospita uno speciale sul film. Dateci un occhio. E' fatto bene, senza vittimismi, con molto orgoglio, tenacia, oggettività e un pizzico di poesia.
Stefania Gatta
SNOQ/EIZ
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