Comunicato stampa
La ricetta di Cota contro le donne: attacco continuo alla 194
Mentre la movimentazione delle donne cresce, si moltiplicano le voci che chiedono conciliazione di tempi di vita e lavoro, che si possa accedere ai posto di comando e far carriera, avere la metà delle politiche donne, confrontarsi con modelli alternativi a quello dei corpi a disposizione, di mogli trofeo e altre delizie…qualcuno pensa bene di passare al contrattacco minando un pilastro del movimento femminile: la legge 194.
“La gravidanza – scopriamo – è fatto che non riguarda la politica se si tratta di fornire assistenza all’infanzia, tutela alle lavoratrici e via dicendo. Non ci sono i soldi, non c’è tempo, ma se si tratta di interferire nei consultori il discorso cambia”, dicono al Comitato Se Non Ora Quando? del cuneese. e in effetti così pare a giudicare dalla mossa di Cota, che in risposta alla sentenza del TAR su ricorso della casa delle donne, Activa, CGIL (e di tutte le donne che hanno rappresentato) contro la delibera Ferrero, ha pensato bene di rilanciare. Altro giro altra corsa, con tanto di tempo e spese sprecati. Ma veniamo ai fatti. La famigerata delibera Ferrero prevedeva l’ingresso dei volontari del movimento per la vita nei consultori. Casa delle donne, Activa, CGIL hanno proposto ricorso al TAR, vincendo: la delibera è stata giudicata in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione per la scelta dei criteri di selezione dei volontari, dato che l’accesso in ospedale era consentito solo alle associazioni che avevano nello statuto “la tutela della salute sin dal concepimento”. La Regione, invece di prenderne atto, approva una nuova versione del provvedimento con una integrazione che apre le porte ad altre sigle impegnate nella difesa delle maternità e del neonato: “Le associazioni devono comprendere nello statuto la finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato – si legge nel testo modificato – oppure il possesso di un’esperienza almeno biennale nel sostegno alle donne e alla famiglia”.
L’IGV è un cavallo di battaglia di Cota, che già in tema RU486 ha ostacolato l’accesso delle donne al farmaco preferendo che le donne si sottopongano a interventi più invasivi. All’epoca la Presidente della Provincia si era schierata dalla parte delle donne, dimostrando un coraggio che in molte sperano di rivedere.
Il Comitato Se Non Ora Quando? del cuneese, che ha già espresso la piena solidarietà al ricorso, chiama le donne e gli uomini loro amici a far fronte compatto contro questo ennesimo attacco alla legge 194. Se davvero Cota volesse contrastare l’aborto (che non piace a nessuna) si preoccuperebbe di eliminarne le cause. Aiutando i consultori a fornire i servizi di prevenzione, e facilitando l’accesso delle migranti a questi servizi, dato che è noto che l’IGV le coinvolge il doppio delle italiane, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che non è la natura perversa della donna a indurla ad abortire, ma la situazione di difficoltà.
Per non parlare delle mamme dei bimbi con handicap, lasciate sole ad affrontare difficoltà enormi. E di tutte quelle senza soldi e senza nido, o con nonni che ancora lavorano, o assenti, o completamente sole, disoccupate..Ma come sempre il corpo delle donne è solo campo di battaglia. Se Non Ora Quando invita tutte e tutti a alzare la voce contro questo gioco al rimpiattino. Le associazioni di donne non si tireranno indietro nemmeno questa volta, ma con l’aria che tira queste risorse verranno sottratte ad altri bisogni. Come se non fossimo abbastanza nei guai così.
Info e contatti: senonoraquando.cuneo@gmail.com
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