Con riferimento all’articolo apparso sabato 23 giugno a pagina 3 del quotidiano Alto Adige, desideriamo porre attenzione sulla forma sessista che traspare dallo stesso.
Da mesi il comitato nazionale e quello locale SeNonOraQuando stanno lavorando sulla parte culturale legata al femminicidio e sulla responsabilità che anche gli organi di stampa hanno nel modificare i propri micro-comportamenti per vedere modificati nel tempo i macro-comportamenti sociali.
Da mesi su blog delle giornaliste più impegnate come la rete delle giornaliste Giulia, Loredana Lipperini o Lorella Zanardo, compaiono articoli e riflessioni sul tema dell’uso giornalistico delle parole “amore” o “passione” spesso legate agli assassinii di donne.
Ripetiamo che in caso di omicidi di uomini, nessun giornalista si addentra a raccontare quante donne la vittima abbia frequentato, se giovani o vecchie, e soprattutto, l’immaginario collettivo subisce ancora la fascinazione di un uomo
che nella sua vita ha avuto molte donne, mentre la situazione contraria porta le donne ad essere connotate negativamente.
Ci chiediamo se il giornalista che ha scritto l’articolo si è posto il problema di cosa penserà la maggior parte delle persone che leggeranno il suo pezzo. Noi ce lo siamo chiesto, e la conclusione che si trae da una prima lettura sommaria è “a 65 anni faceva ancora sesso, con uomini più giovani, li pagava, quindi se l’è cercata”.
Tacciarci, come ancora troppo spesso accade, di femminismo isterico non basta. Se si vogliono cambiare le cose nel nostro Paese, si deve inevitabilmente passare anche dalla responsabilità e dalla presa di coscienza, da parte degli uomini della propria sessualità, del modo in cui la vivono soprattutto in età adulta, e di come sono in grado o meno di accettare un rifiuto da parte delle donne.
Si deve passare anche e non solo, dalla modalità con cui “la questione femminile” in generale, e il femminicidio, in particolare viene descritto da parte di giornalisti uomini. E su questo sarebbe interessante una riflessione giornalistica profonda.
Cambiare si può, ma si deve cambiare tutti.
Per questo siamo disponibili ad un confronto che crediamo farebbe bene a tutti.
Cordiali saluti
Comitato Se Non Ora Quando – Es Ist Zeit – Alto Adige - Südtirol
Nadia Mazzardis Lucich
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