venerdì 2 agosto 2013

Boldrini: «Possiamo pensare che questo Paese sia pacificato se ancora oggi vi sono uomini delle istituzioni che offendono una donna nera?

A chi gli chiedeva se avesse telefonato al ministro per l’Integrazione, come aveva annunciato nei giorni scorsi, Maroni ha risposto: «Mi ha preceduto lei, ha detto che non viene: mi rammarico di questo, la questione è chiusa». «Non c’è stata alcuna ritardata telefonata - ha insistito - perché sarebbe stata fatta prima della festa che è domani». «Secondo me sbaglia lei - ha aggiunto - perché il confronto è sempre utile: immagino si sia resa conto che molte delle cose che dice sono sbagliate». Sul caso è intervenuta oggi anche Laura Boldrini. «Possiamo pensare che questo Paese sia pacificato se ancora oggi vi sono uomini delle istituzioni che offendono deridono una donna nera che fa bene il suo mestiere di ministro?». È l’accorato interrogativo lanciato alla commemorazione della strage del 2 agosto da Laura Boldrini. È scattato un applauso fragoroso. «L’intolleranza genera mostri e a questi mostri dobbiamo sempre sapere opporre il senso alto della nostra civiltà - ha aggiunto il presidente della Camera - rifiutando le provocazioni, non cadendo nella trappola dell’odio. Il paese ha bisogno di più coesione non di più odio». In tanti hanno voluto al termine del discorso avvicinare Boldrini che è stata più volte applaudita con affetto e calorosamente. Intanto la polemica continua. Cecile Kyenge prende la sua decisione: non andrà alla Festa della Lega Nord dell’Emilia Romagna prevista per la sera del 3 agosto a Milano Marittima. Nei giorni scorsi il ministro aveva chiesto al segretario nazionale del Carroccio Roberto Maroni un suo intervento, «chiaro e pubblico» per stigmatizzare i molti, troppi attacchi rivolti contro di lei da esponenti di quel partito. L’intervento non è arrivato e la titolare del dicastero dell’Integrazione ha deciso di declinare l’invito, ricevuto peraltro dallo stesso Maroni, a partecipare all’evento di sabato. Cecile Kyenge conferma che «rimane aperta la sua disponibilità al dialogo e al confronto, ammesso però che si creino le adeguate condizioni». E certamente, al momento, queste condizioni non ci sono. Se, infatti, il segretario padovano della Lega Nord Roberto Marcato ritiene insufficiente la lettera di scuse al ministro scritta da Andrea Draghi, l’assessore di Montagnana (Padova) accusato di diffamazione aggravata per aver postato su Facebook un’immagine del ministro Kyenge con la scritta «Dino, dammi un crodino» a indicare la somiglianza con il gorilla di un famoso spot pubblicitario, e propone l’espulsione dal partito di Draghi, il segretario emiliano Fabio Rainieri è su posizioni assai distanti. «Smettiamola - è il suo appello ai vertici della Lega - di dare visibilità e di aprire la strada a un ministro che ha basato tutta la sua visibilità e la sua azione nello scontro con la Lega Nord. Personalmente non sono dell’idea di invitare alle feste della Lega chi continua ad attaccarci». E non è il solo nel suo partito a pensarla così. «Siamo molto delusi per questa decisione soprattutto perché viene meno da parte sua, e a sole 48 ore dell’impegno preso, la disponibilità a un confronto civile e franco sui temi dell’immigrazione. Aver fatto vincere il partito dello scontro non fa onore a chi dice di volere un cambiamento’’ commenta la variazione di programma del ministro Gianluca Pini (Ln). Prova a placare gli animi il Governatore del Veneto, Luca Zaia. «Bisogna far calare la tensione» aveva già detto prima che arrivasse il «no» della Kyenge e dopo aver saputo del forfait della ministra non abbandona il proposito di trovare una mediazione. «Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. Il ministro Kyenge non viene alla nostra festa? Vado io alla festa del Pd , sono disponibilissimo a confrontarmi con lei in quella sede sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione». Possibilità esclusa perché la Kyenge disertera’ pure quell’appuntamento, stavolta però non c’entra il razzismo o le polemiche fra partiti, ma le «vicende politiche nazionali» in attesa della sentenza Mediaset. Intanto, mentre la Lega, almeno sul caso Kyenge, fatica a ricompattarsi, un cittadino romano, M.S., che scrisse sul profilo Facebook del ministro `Sparatela subito´ è indagato dalla procura di Modena per diffamazione con l’aggravante dell’incitamento all’odio razziale. La frase fu scritta nei mesi scorsi come commento alla dichiarazione di Kyenge «chi nasce in Italia è italiano a tutti gli effetti» e faceva anche riferimento al ferimento dei due carabinieri davanti a Palazzo Chigi nel giorno del giuramento del governo Letta.

Nessun commento:

Posta un commento