Per migliorare la vita di milioni di persone in Italia e in Europa questa volta tocca alle donne dare il la, scandire il ritmo. Stanno a dimostrarlo le tante capilista candidate nei vari partiti. Le nuove e giovani élite femminili possono fare la differenza e aiutare il continente in difficoltà a uscire dallo stallo in cui si trova, se non dimenticano di essere donne.
Infatti è con lo sguardo all’Europa, a quello che si era fatto e si stava facendo in tanti paesi dell’Unione che il 13 febbraio 2011 un variegato mondo di donne, insieme a tanti uomini, si è messo in moto per affermare dignità, partecipazione e riconoscimento del proprio valore. Il confronto continuo con quelle realtà è stato un aiuto formidabile per far cambiare l’immagine e la presenza femminile sulla scena pubblica italiana. Con una rapidità imprevista è stato recuperato il ritardo rispetto al resto dei grandi Paesi europei: il Parlamento, il Governo, i board delle imprese pubbliche si sono riempiti di donne.
Per questo non intendiamo lasciare l’Unione europea nelle mani di chi la vuole distruggere. E’ una bella schiera: dai nostalgici del mito della sovranità degli Stati nazionali a quelli che urlano contro l’Europa dei banchieri, ai conservatori dell’esistente. Ormai la costruzione europea è una questione politica, non più un affare riservato dei governi e delle élite burocratiche. E la politica delle donne deve esserne un pilastro perché la novità della libertà femminile metta radici e modelli il profilo dell’Europa di domani.
Chiediamo alle candidate e ai candidati di impegnarsi, nel nuovo Parlamento, per un nuovo patto per la crescita a scala europea. Una democrazia e una crescita che tengano conto delle esigenze e della
aspirazioni delle donne che non le releghino in ruoli subordinati e non le spingano a scegliere tra lavoro e cura delle relazioni familiari o a vivere la maternità come un limite all’autoaffermazione.
aspirazioni delle donne che non le releghino in ruoli subordinati e non le spingano a scegliere tra lavoro e cura delle relazioni familiari o a vivere la maternità come un limite all’autoaffermazione.
Occorre a questo scopo:
• impegnarsi per la composizione paritaria della futura Commissione europea
• condividere rigorosi principi di etica pubblica
• sostenere, con un uso più largo e più efficace dei Fondi europei, le politiche degli Stati membri a favore del lavoro delle donne mediante lo sviluppo innovativo di servizi alla persona e alla famiglia
• porre fine alle disparità retributive e pensionistiche
• adottare una strategia europea contro la violenza sulle donne
• condividere rigorosi principi di etica pubblica
• sostenere, con un uso più largo e più efficace dei Fondi europei, le politiche degli Stati membri a favore del lavoro delle donne mediante lo sviluppo innovativo di servizi alla persona e alla famiglia
• porre fine alle disparità retributive e pensionistiche
• adottare una strategia europea contro la violenza sulle donne
La piena democrazia che vogliamo si affermi nell’Unione deve assicurare l’eguaglianza tra uomini e donne senza cancellare, con l’imposizione del neutro, la loro differenza; ma deve anche essere alimentata da un più
incisivo impegno etico.
Costruiamo l’Europa politica e prendiamocene cura, votiamo partiti europeisti e scegliamo due donne nelle liste.
SNOQ-Libere
(a cura di Francesca Izzo)
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