Katia
Tenti, bolzanina, 45 anni, funzionaria provinciale e scrittrice. Ho
avuto l'onore e il piacere di moderare la presentazione del suo thriller
d'esordio "Ovunque tu vada", ieri sera (15 settembre 2014 ndr) in Via Montello 8 a Bolzano, nella
splendida cornice del "Riceviamo insieme", il locale condotto con eleganza
da Donatella e Alessandra.
Katia ci ha raccontato come
é nato il progetto, dal tempo impiegato ad inquadrare la struttura del
romanzo, ai contatti con l'editore, dal grande lavoro di ricerca sui
casi narrati, al rapporto con il "vero" Jakob Dekas, dalla sua passione
per la scrittura fin da bambina, fino al contesto socio-culturale di una
piccola cittadina di provincia, qual è Bolzano, in cui tutti si
conoscono, sanno tutto di tutti, nel bene e nel male.
Dopo
l'introduzione di Katia al progetto, in cui Katia ha definito il minimo
comune denominatore delle tre storie, che hanno a che fare con la
fiducia tradita, abbiamo ascoltato le note appassionate di Flavio
Delladio, che hanno scandito la lettura di alcune parti del romanzo, che
a me sono piaciute molto, perchè strettamente legate alla questione
"femminile", che da sempre mi interessa.
Pag. 32
Quale reato stava commettendo? Nessuno. Come avrebbe potuto convincere
un giudice che Nicotera era colpevole? Non faceva assolutamente nulla di
illecito e Dekas era un uomo di legge, e nel suo lavoro i concetti
stessi di bene e di male, di giusto o sbagliato erano subordinati alla
legge stessa
In Italia fino al 1981,
l'articolo 544 del codice penale ammetteva il "matrimonio riparatore";
secondo questo articolo del codice, l'accusato di delitti di violenza
carnale, anche su minorenne, avrebbe avuto estinto il reato nel caso di
matrimonio con la persona offesa
Fino al 1996
rimase in vigore la sezione del Codice Rocco per il quale la violenza
sessuale ledeva la moralità pubblica: i reati di violenza sessuale e
incesto erano rispettivamente parte "Dei delitti contro la moralità
pubblica e il buon costume"
Con la legge n. 66 del 15
febbraio 1996, "Norme contro la violenza sessuale", si afferma il
principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona, che viene
coartata nella sua libertà sessuale, e non contro la morale pubblica.
Le
condotte tipiche dello stalking configurano il reato di "atti
persecutori" (art. 612-bis c.p.), introdotto con il D.L. 23 febbraio
2009, n. 11 (decreto Maroni)[35].
E le nuove norme per il
contrasto della violenza di genere che hanno l'obiettivo di prevenire il
femminicidio e proteggere le vittime, sono contenute nel Decreto Legge
14 agosto 2013, n. 93 convertito in Legge 15 ottobre 2013, n. 119
Siamo
insomma inseriti in una cultura patriarcale, che appena 30 anni fa
inizia a vedere la donna violentata come persona. E proprio la legge
sullo stalking avrebbe potuto prevenire ciò che è accaduto ad una delle
protagoniste del romanzo.
Pag. 93 Sapeva che
Innocenza l'aveva affiancata a Dekas per tre ragioni: perché imparasse
da lui, perché lei aveva esperienza nei casi di violenza su minori e
soprattutto perché era una donna, cosa che avrebbe aiutato negli
interrogatori. Era d'accordo sui primi due punti, ma sulla questione di
genere era dubbiosa. Forse Innocenza sottovalutava Dekas, Vittoria era
convinta che il vecchio procuratore sbagliasse.
Pag.
110 Era il codice non scritto della più intima sfera femminile, che in
quella procura nessuno maneggiava. E probabilmente non solo in quella, e
forse non solo nelle procure.
L’ingresso delle
donne in magistratura in Italia risale al 1963, quando la legge n. 66
regolamentò “l’ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle
professioni”2.
Nel 1947 l’Assemblea Costituente si trovò a
decidere se riconoscere o meno alle donne il diritto di svolgere
l’attività di magistrati. Il dibattito fu, in numerosi interventi,
rivelatore di pregiudizi a lungo sedimentati. Interessante l'intervento
di Antonio Romano, che bene ci fa comprendere, quanta strada ci sarebbe
stata da fare:
“La donna deve rimanere la regina della
casa, più si allontana dalla famiglia più questa si sgretola. Con tutto
il rispetto per la capacità intellettiva della donna, ho l’impressione
che essa non sia indicata per la difficile arte del giudicare. Questa
richiede grande equilibrio e alle volte l’equilibrio difetta per ragioni
anche fisiologiche. Questa è la mia opinione, le donne devono stare a
casa.”
Pag. 109 Le vittime di stupro
spesso riferiscono di questo dolore come una lama tagliente o un
martello che batte nella zona del basso ventre, che è esattamente quello
che la Franchi ha raccontato nella sua querela.
Dettagli
come quelli di pagina 109, così concreti, descritti in maniera
asciutta, senza lasciare spazio alle emozioni, risultano crudi e nello
stesso tempo molto veri. Avvicinano chi legge al tema della violenza
sulle donne. E’ una scelta consapevole questo tuo stile narrativo, o è
uscito inconsciamente? Chiedo a Katia.
E lei ci risponde, che sì,
è il suo stile, lo cerca, ma anche le viene proprio naturale. Non c'è
una ricerca spasmodica dell'aggettivo e lascia al lettore la possibilità
di "aggiungere", rendendo contemporaneamente la lettura fluida e
assolutamente godibile, nonostante gli argomenti delicati, che vengono
trattate.
Pag. 111 Non aveva bisogno di denaro e,
quando si divertiva a farsi pagare dai professionisti che finivano nel
suo letto, era proprio per marcare il confine tra il sesso e i
sentimenti
Ci sono donne che
si definiscono sex workers e che ritengono il pagamento della propria
prestazione sessuale come la massima forma di autodeterminazione della
donna. Scegliere cosa fare del proprio corpo, non permettere all'uomo di
averlo, se non dietro compenso, determina una presa di posizione molto
forte, una distanza molto grande. Claudia te la sei immaginata un po’
così, quando ne hai costruito il personaggio?
Sì, Katia
si è immaginata Claudia come una donna che trasgredisce un po', che non
è in realtà una sex worker, lei organizza eventi, cene, raduna intorno a
sè relazioni sociali, ma ogni tanto si diverte a farsi pagare. Uno
stereotipo che si smonta, una donna che fa sesso fuori dagli schemi
consueti.ù
Non è difficile a questo punto introdurre
l'altro argomento a me molto caro, che nasce dalla presentazione del
libro di Giorgia Serughetti, l'anno scorso; "Uomini che pagano le
donne", una ricerca che indaga per la prima volta la maggioranza "per
bene", gli uomini paganti, rispetto allo stereotipo classico del focus
orientato alla minoranza per male, le donne che si prostituiscono.
Quando
sul maggiore quotidiano locale esce l'articolo dal titolo "Bolzano
invasa dalle prostitute", qualcuno pensa che è soprattutto invasa dai
clienti?
Pag. 123 Greta Gigliotti Dondi esibiva il vezzo del doppio cognome solo per non far torto a uno dei suoi genitori
Nel
tuo romanzo si parla anche di cognome materno, direi che questo libro,
oltre a dipanare una trama coinvolgente è un riassunto delle tematiche
di genere più attuali del momento.
Anche qui Katia
trova il modo di smontare paradigmi. Non si può mettere per legge il
cognome materno, infatti si è arenata alla Camera lunedì 21 luglio
2014, la norma che mette fine all'obbligo per i neonati di assumere il
cognome paterno.
La proposta di legge che introduce la libertà di
scelta del cognome era stata votata all'unanimità dalla commissione
Giustizia della Camera e prevedeva:
che al figlio nato nel matrimonio, su accordo dei genitori, possa essere attribuito uno dei seguenti cognome:
il cognome del padre; il cognome della madre; il cognome di entrambi,
nell'ordine concordato. Ma purtroppo la proposta una volta arrivata al
voto in Aula a Montecitorio, si è scontrata contro le resistenze di
alcuni gruppi di opposizione e di alcuni deputati di maggioranza e così
il voto è stato rinviato.
Pag. 131 Il Tribunale
per il Riesame derubricò l’imputazione: Antonio Nicotera non aveva
voluto uccidere Milena Roman, la volontà era quella di darle una lezione
e nel farlo aveva esagerato
La formazione degli agenti
di polizia, del personale di Giustizia è fondamentale nel trattare i
casi di violenza sulle donne, se ne è parlato anche nella commissione
che ha elaborato il nuovo testo di legge di contrasto. Quante volte
leggiamo sui giornali “omicidio passionale, l’amava troppo, accecato
dalla gelosia….”, quasi a giustificare l'efferato omicidio, anzi
femminicidio, collegandolo alla passionalità. Ma amore e morte non sono
legati da alcunchè.
Pag. 293 Ribaltò il letto,
battendo il materasso per arieggiarlo. Mise lenzuola pulite cantando e
piroettando per la stanza. La cupa acredine che lo aveva avvolto fino a
poco prima aveva lasciato ilposto a una determinazione altrettanto
feroce.
Il tuo libro contribuisce non solo a
dare una descrizione puntuale di due casi di violenza sulle donne, ma
anche del tipo di cultura in cui siamo immersi, di una sorta di sessismo
interiorizzato, per cui leggendo alcune frasi che descrivono il
Procuratore Dekas, si comprende quanto conti l’immagine che si dà delle
donne, e quanto quella che si dà degli uomini.
Sì
Katia, anche in questo caso capovolge i ruoli e questo procuratore
Dekas, lo lascia intravedere come un uomo che riesce ad intessere buone
relazioni soprattutto sul lavoro, mentre i momenti tesi della sua vita, è
costretto a gestirli, in maniera meno pubblica, facendo magari ciò che
si è abituati ad attribuire alle donne.
Pag. 305
Dekas era un uomo di legge. Era leale, incorruttibile, anche valoroso.
Grande talento per il suo intuito e intelligenza raffinata. Un leader
che preferisce trascinare la truppa, che compiacersi e sfruttare a
proprio vantaggio la sua posizione di capo
La figura di Dekas è quella di un leader positivo, orientato al risultato ma anche alle persone, capace di fidarsi e di delegare. Sei anche tu un capo, ti identifichi in questa forma di leadership, in quanto donna? Perchè Federmanager in una ricerca dal titolo "Donna & Manager: un binomio per crescere" riconosce alle donne queste qualità:la concretezza, la capacità relazionale, la maggior creatività nell’affrontare i problemi, la capacità di motivare gli altri, la capacità di esprimere leadership. Mentre attribuisce queste aree di miglioramento su cui lavorare quali: la suscettibilità, la competizione tra donne, l’attenzione al particolare sino alla pignoleria.
Katia traccia di sè sul lavoro un quadro simile a quello di Dekas, nel suo ruolo di leadership, cerca di condurla così, ma chiede anche conferma in sala ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori, presenti all'evento. E sì, i loro volti, le loro espressioni testimoniano, che ci prova a trascinare il gruppo e a delegare con fiducia.
Verso la fine del libro una frase che mi ha colpito,
Pag.
356 Lei rideva. Mi piaci perché sei un montanaro. Guarda che mani da
boscaiolo. Prendeva le mani di Jakob per mettersele addosso. Libera. Non
abbiamo mai parlato la stessa lingua noi due vero Laura?
Ora
se lo chiedeva, arrovellandosi come una litania morbosa, che gli
mandava in tilt le sinapsi. Lui parlava di valori, lei di passione.
Di
nuovo Katia ci dimostra come i ruoli ribaltati siano un filo rosso nel
suo libro. Normalmente sono le donne quelle più orientate all'aspetto
valoriali del rapporto e gli uomini quelli visti come passionali. Ma
anche qui la la questione uomo/donna si rovescia. In fondo non dobbiamo
necessariamente parlare la stessa lingua, ma dobbiamo riconoscere la
lingua dell’altro. E detto in Alto Adige Südtirol, oggi il tutto fa
persino un po' sorridere…
La serata si conclude con
qualche aperitivo, due stuzzichini, la firma autografa sui libri venduti
dalla Libreria Cappelli e le note di Flavio Delladio, che accompagnano
la chiusura di un bel momento culturale, dalla scrittura alla musica,
dalla cucina al vino d'eccellenza.
It was a pleasure for me!
Nadia Mazzardis Lucich
Nadia Mazzardis Lucich
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