Daria De
Pretis giudice della Consulta
Ora tocca alle Camere
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Il PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO |
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La Neoeletta Giudice della Corte Costituzionale DARIA DE PRETIS |
Nominata
da Napolitano. Lascerà l'ateneo, Collini traghettatore
TRENTO
— Daria de Pretis, rettrice dell'università di Trento, è stata nominata dal
Presidente Napolitano giudice della Corte costituzionale. Il Capo dello Stato
l'ha chiamata venerdì al telefono per chiederle la disponibilità. «Non ho
potuto dire di no, anche mi dispiace lasciare l'attuale incarico. Certo, sono
sorpresa». A breve le dimissioni e il congedo dalla docenza. L'ateneo dovrà
trovare una nuova guida e intanto si prepara alle elezioni. «Grande onore, ora
conteremo di più a Roma» dicono in Trentino politici e avvocati. «Tutelerà
l'autonomia» notano Lorenzo Dellai e Vittorio Fravezzi.
Domenica
19 Ottobre, 2014
CORRIERE
DEL TRENTINO - TRENTO
Consulta,
Napolitano incarica de Pretis
La
rettrice: «Frastornata. È una grande responsabilità. L'ateneo? Spiace lasciare»
TRENTO
— La chiamata è arrivata venerdì. Dal Quirinale. All'altro capo del telefono il
suo primo inquilino: Giorgio Napolitano, senza intermediari, in persona. Non
capita tutti i giorni e non a tutti, di essere chiamati dal Capo dello Stato,
per giunta con una richiesta di tale spessore. È successo a Daria de Pretis,
avvocato, docente ordinario di diritto amministrativo, nel 28 febbraio 2013
eletta rettrice dell'università di Trento. Il Capo dello Stato l'ha nominata
giudice della Corte costituzionale assieme a Nicolò Zanon, in sostituzione di
Sabino Cassese e Giuseppe Tesauro. Il prestigioso incarico, per la seconda
volta assegnato a un trentino (il primo era stato Luigi Mengoni, dall'87 al
'96), dura nove anni. «Una grande sorpresa, sono frastornata» dice de Pretis,
che risponde con voce pacata, dopo le 24 ore probabilmente utili per
metabolizzare l'avvenimento. «C'è rammarico — prosegue — per la fine di
un'esperienza all'ateneo che non era iniziata da molto. Ma non ho potuto dire
di no alle argomentazioni del Presidente. È un incarico di grande
responsabilità».
La notizia divenuta di dominio pubblico ieri ha colto tutti di sorpresa. In pochi sapevano le intenzioni di Napolitano che stava probabilmente valutando i profili tra coloro che, in base all'articolo 135 della Costituzione, possono accedere all'incarico: i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria e amministrative — dice la Carta —, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d'esercizio. Su quindici componenti totali, cinque sono scelti dal Presidente, cinque dal Parlamento e altrettanti dalle magistrature. De Pretis e Zanon, che insegna diritto costituzionale all'università di Milano, sostituiranno Cassese e Tesauro che cessano l'incarico il prossimo 9 novembre. Il decreto del Quirinale è stato controfirmato da Matteo Renzi, presidente del consiglio dei ministri. La nomina alla Consulta (dal nome del palazzo di Roma in cui ha sede la Corte) rappresenta l'incarico più prestigioso per un magistrato, docente o avvocato. La Corte è infatti il massimo organo di garanzia della Repubblica italiana. Si pronuncia sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti di Stato e Regioni, sui conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, sulle accuse (integrata da 16 cittadini) contro il Capo dello Stato.
«Certamente c'è una grande sorpresa» afferma de Pretis. Al telefono («Ho chiesto chi parla e mi ha risposto: sono il presidente Napolitano», racconta) il Capo dello Stato le ha chiesto la disponibilità. La docente, dice, ha provato a dire di no al Presidente, per via del compito già assegnato. «Non mi sono sentita, a lui che non ha rinunciato a dare la propria disponibilità (per la rielezione, ndr), di rifiutare».
Dal rettorato, quindi, al palazzo della Consulta. Nata a Cles, in val di Non, Daria de Pretis ha 58 anni, due figli, è sposata con il direttore generale dell'Olaf, l'ufficio anticorruzione dell'Ue — Giovanni Kessler. Laureata in Giurisprudenza a Bologna nel 1981, a Trento è stata ricercatrice, professore associato ed è dal 2000 professore ordinario di diritto amministrativo. I suoi principali temi di studio sono nelle aree del diritto pubblico, del diritto amministrativo italiano, comparato e dell'Unione Europea.
Ora lascerà la guida dell'ateneo. «Darò le dimissioni dal rettorato e prenderò congedo come professoressa. È stato un periodo intenso, di impegno e fatica» precisa. Il giuramento avverrà in concomitanza con la fine dell'incarico di Cassese e Tesauro, datata 9 novembre. Il mandato da giudice della Consulta dura nove anni. L'indennità ammonta a 457.839 euro lordi annui per componenti semplici, 549.407 euro per il presidente. De Pretis è la quarta donna che accede all'organismo costituzionale. Prima di lei, dal Trentino, vi era arrivato solo Luigi Mengoni, nato a Villazzano nel 1922, scomparso nel 2011, giurista, tra i padri del diritto del lavoro. La nomina fa bene anche al Trentino, che spesso non ha gioco facile nei rapporti con Roma. «Il giudice ha una posizione di terzietà. Io porterò una sensibilità», conclude il nuovo giudice o, se si può dire, la nuova giudice.
Stefano
VoltoliniLa notizia divenuta di dominio pubblico ieri ha colto tutti di sorpresa. In pochi sapevano le intenzioni di Napolitano che stava probabilmente valutando i profili tra coloro che, in base all'articolo 135 della Costituzione, possono accedere all'incarico: i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria e amministrative — dice la Carta —, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d'esercizio. Su quindici componenti totali, cinque sono scelti dal Presidente, cinque dal Parlamento e altrettanti dalle magistrature. De Pretis e Zanon, che insegna diritto costituzionale all'università di Milano, sostituiranno Cassese e Tesauro che cessano l'incarico il prossimo 9 novembre. Il decreto del Quirinale è stato controfirmato da Matteo Renzi, presidente del consiglio dei ministri. La nomina alla Consulta (dal nome del palazzo di Roma in cui ha sede la Corte) rappresenta l'incarico più prestigioso per un magistrato, docente o avvocato. La Corte è infatti il massimo organo di garanzia della Repubblica italiana. Si pronuncia sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti di Stato e Regioni, sui conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, sulle accuse (integrata da 16 cittadini) contro il Capo dello Stato.
«Certamente c'è una grande sorpresa» afferma de Pretis. Al telefono («Ho chiesto chi parla e mi ha risposto: sono il presidente Napolitano», racconta) il Capo dello Stato le ha chiesto la disponibilità. La docente, dice, ha provato a dire di no al Presidente, per via del compito già assegnato. «Non mi sono sentita, a lui che non ha rinunciato a dare la propria disponibilità (per la rielezione, ndr), di rifiutare».
Dal rettorato, quindi, al palazzo della Consulta. Nata a Cles, in val di Non, Daria de Pretis ha 58 anni, due figli, è sposata con il direttore generale dell'Olaf, l'ufficio anticorruzione dell'Ue — Giovanni Kessler. Laureata in Giurisprudenza a Bologna nel 1981, a Trento è stata ricercatrice, professore associato ed è dal 2000 professore ordinario di diritto amministrativo. I suoi principali temi di studio sono nelle aree del diritto pubblico, del diritto amministrativo italiano, comparato e dell'Unione Europea.
Ora lascerà la guida dell'ateneo. «Darò le dimissioni dal rettorato e prenderò congedo come professoressa. È stato un periodo intenso, di impegno e fatica» precisa. Il giuramento avverrà in concomitanza con la fine dell'incarico di Cassese e Tesauro, datata 9 novembre. Il mandato da giudice della Consulta dura nove anni. L'indennità ammonta a 457.839 euro lordi annui per componenti semplici, 549.407 euro per il presidente. De Pretis è la quarta donna che accede all'organismo costituzionale. Prima di lei, dal Trentino, vi era arrivato solo Luigi Mengoni, nato a Villazzano nel 1922, scomparso nel 2011, giurista, tra i padri del diritto del lavoro. La nomina fa bene anche al Trentino, che spesso non ha gioco facile nei rapporti con Roma. «Il giudice ha una posizione di terzietà. Io porterò una sensibilità», conclude il nuovo giudice o, se si può dire, la nuova giudice.
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